venerdì 9 novembre 2012

Scegliere di amare

Scegliere di amare (Paolo Migani)
Se canterai insieme a me
sarà per sempre domenica
e di un azzurro più intenso
il nostro cielo si rivestirà
L’amore è dono di sé
è un cuore che si modifica
e la mia vita avrà un senso
solo se amore sarà
 
E scegliere di amare in questa umanità
fra questo brulichio
è scegliere di dare in piena libertà
perché lo scelgo io
e mentre il mondo va confuso nel brusio
io nella libertà respiro il mondo mio
perché la vera libertà è il respiro di Dio.

Se parlerai insieme a me
dissiperemo le nuvole
ci scopriremo più amici
un’alba nuova
ci colorerà
E adesso so che con te
noi non saremo più isole
vivremo giorni felici
solo se amore sarà
E scegliere di amare in questa umanità
fra questo brulichio
è scegliere di dare in piena libertà
perché lo scelgo io
e mentre il mondo va confuso nel brusio
io nella libertà respiro il mondo mio
perché la vera libertà è il respiro di Dio.

giovedì 8 novembre 2012

Un'idea su come vincere le tentazioni


Promemoria: di solito siamo tentati maggiormente quando “cerchiamo” di unirci di più a Dio durante l’orazione… ergo per prima cosa non bisogna spaventarsi se mentre preghiamo con il Rosario, la liturgia delle ore (per chi la fa), assistiamo ad una celebrazione Eucaristica, leggiamo il Vangelo ecc…, ci si presentano pensieri che non c’entrano niente con ciò che stiamo facendo! I pensieri, poi, possono avere origini diverse (possono venire da noi, dal maligno, dagli altri...) e avere contenuti diversissimi. “Non abbiate paura! Aprite, anzi spalancate le porte a Cristo!”, questo fu l’invito di Giovanni Paolo II, un invito attualissimo per vincere le tentazioni.

1-      Non avere paura.

2-      Non cercare di lottare contro la tentazione. Perché veniamo tentati? Perché siamo fragili: siamo peccatori! Cosa fare? Qui molte persone possono pensare che basti un atto di volontà per contrastare una tentazione ma non è così. Può capitare che uno sforzo ascetico, un atto di volontà serva ad arginare la tentazione ma se ciò accade, state attenti! Ripeto: state attenti!!  Se pensate che il vostro contributo nel cammino spirituale si esplichi in sforzi ascetici o meglio in atti di volontà nel contrastare le passioni e le tentazioni, state pur certi che cadrete! Cadrete perché il Signore ci vuole salvare tutti e la caduta è un atto d’amore di Dio che ci viene incontro per aiutarci.  Alcune volte il maligno ci “lascia vincere” soprattutto se vede che rispondiamo alla tentazione basandoci esclusivamente sulle nostre capacità, sulle nostre forze…insomma vuole farci sentire importanti.  Alcuni di voi potrebbero pensare: “ma io quando ho una tentazione mi rivolgo a Dio!” si, certo, e cosa gli dite?  “Signore salvami!”.

3-      Sempre rivolgersi a Dio.  Si, ma come rivolgersi in maniera efficace?  L’invocazione “Signore salvami!” va bene e alcune volte può funzionare se abbiamo il cuore umile e contrito… ma forse c’è un altro modo: quello di confessare a Dio umilmente la nostra fragilità ...e dire: “Signore salvami! Vengo tentata in questo aspetto perché lì ho una fragilità, uno spiraglio su cui fa leva facilmente il maligno…è doloroso per me ammettere la mia miseria di fronte a Te che sei Santo, Perfetto e Puro ma con chi ne potrei parlare?. Tu solo mi conosci fino in fondo, Tu solo non ti vergogni di me nonostante le mie infermità, Tu solo mi ami fino in fondo…”. A questo punto vedrete la vostra fragilità, vi commuoverete, chiederete perdono a Dio…tutto si trasformerà in orazione e riacquisterete la pace interiore. Cosa è successo?  Chi affronta in questo modo la tentazione [ecco lo sforzo ascetico!], ha scelto di arrendersi a Dio, ha scelto di fidarsi di Lui e non delle proprie forze, ha scelto di amare…

Sia ben chiaro: se avessimo la possibilità di avere vicino un padre spirituale sarebbe perfetto ma dato che il padre spirituale non è sempre disponibile, è utile chiedergli come dobbiamo affrontare le tentazioni, parlare con lui di ciò che avviene nella nostra anima ecc. Ciò che scrivo sono solo consigli che escono fuori dall’esperienza quotidiana, se li prendete per buoni, parlatene comunque con il padre spirituale.

Alcuni pensano anche di ignorare le tentazioni ma questo a mio parere è sempre un volontarismo, un volersi fidare delle proprie forze…lasciamo perdere, non è la strada giusta. L’unica via è Cristo, l’unica meta: l’unione con Lui…il resto non ci deve interessare.

4-      Ringraziare Dio e supplicarlo. La tentazione se ne è andata e anzi ci sentiamo più uniti a Dio…tutto è pace…La tentazione che sveglia le passioni è stata trasformata in una ninna nanna per le stesse…la casa, come direbbe S. Giovanni della Croce,  è pacificata. È facile sentirsi pieni di gratitudine e di amore verso Dio: diciamogli ciò che proviamo con confidenza, senza pensare alle nostre infermità, al nostro sentirci indegni del Suo Amore, diciamogli: “Signore grazie, ti amo tanto…” e guardiamolo con occhi innamorati: Egli ci ha amati, ci ha protetti, ci ha salvati… “Signore Tu sei il mio Dio! Mia roccia, mia difesa!”. Questo non significa che amiamo Dio solo perché ci ha difeso ma perché ci ha accolto con amore, perché sentiamo che ogni Suo gesto è un atto d’amore per ciascuno di noi (il nostro non è ancora un "grande amore" ma siamo in cammino, no?). L’Amore di Dio che sentiamo rivolgersi su di noi, fa crescere il nostro amore per Lui. Alla fine il processo che porta all’unione con Dio è questo inseguirsi nell’amore: Dio viene verso di noi e noi andiamo verso di Lui…ci rincorriamo per trovarci, per unirci come lo Sposo e la sposa nel Cantico dei Cantici (in questo campo un esperto è Bernardo di Chiaravalle: un santo che amo tanto!).  Certo il processo non è così facile e automatico: Dio viene verso di noi ma noi, purtroppo, non andiamo sempre da Lui…e quindi è Dio che molto spesso ci ricorre, aspetta, tace, agisce …

Credo sia fondamentale avere chiaro questo concetto: Dio viene verso di noi sempre perché ci ama ed è fedele alla Sua promessa. Dio è fedele e sulla Sua fedeltà gettiamo le reti, troviamo la pace.

Supplichiamo infine il Signore affinché ci renda perseveranti nell’orazione o almeno chiediamogli di far crescere in noi il desiderio di essere perseveranti. L’orazione attira molte grazie e ci aiuta a scegliere la via giusta nella tentazione.

5-      Il maligno ci riprova! Purtroppo non si stanca mai. Ma neanche Dio! Potremo sentire frasi del genere (sia come pensiero suscitato da lui, sia da un’altra persona che viene ispirata a tale scopo- può essere chiunque, anche una persona spirituale): “come sei bravo/a! Che idea geniale! Hai vinto la tentazione!” oppure: “vuoi fare il santo? Ti credi perfetto/a? Si, si, continua a parlare con Dio così penserai di essere santo/a! Lo sento: sei soddisfatto/a perché hai vinto la tentazione!”. Come uscirne fuori? Forse rispondendo che Dio ci ha liberato? Forse facendoci venire i sensi di colpa (i sensi di colpa vengono dal maligno…ci inculcano quella falsa umiltà che è insopportabile) perché siamo felici di aver passato la tentazione…in fin de conti, c’è una certa soddisfazione nell’aver scelto la cosa giusta….diciamocela tutta: siamo tentati nel sentirci bravi. Cosa fare? Cominciamo a lodare Dio: “Benedetto il Signore Dio di Israele che ha salvato e redento il suo popolo, benedetto Colui che viene nel nome del Signore…come sono belli i piedi di Colui che annunzia la buona novella”…tutto svanirà perché invece di guardare noi stessi, se siamo umili o no ecc., abbiamo scelto [sforzo ascetico] di volgere lo sguardo a Dio. Chiediamoci sempre con chi voglio avere a che fare: voglio rimanere a dialogare con un senso di colpa, con il dubbio di essere o non essere umile? Tagliamo la testa al toro: non siamo umili, siamo malati (Gesù è venuto per i malati), siamo peccatori e BASTA!!! Insomma parliamo con Dio che è meglio, anzi rimaniamo nel Suo Amore e troveremo la pace. Tanto anche se abbiamo vissuto la virtù dell’umiltà è per grazia e per la gloria di Dio.

Lo sforzo ascetico non può assumere i toni di un volontarismo ma deve essere anticipato dalla grazia e sfociare nell’unione mistica. In questi momenti di unione possiamo sperimentare grazie sensibili  (lezioni spirituali, esperienze mistiche) ma anche il silenzio di Dio. Tutto è grazia…l’unica cosa importante è la pace del cuore. Posso ricevere molte lezioni spirituali, credendo di vivere un’esperienza mistica, avendo il cuore agitato…questi sono inganni del maligno! Ad esempio: devo fare un lavoro ma improvvisamente mi viene in mente un bel pensiero spirituale, sono presa dalla smania di scriverlo perché potrei dimenticarlo (come se lo Spirito Santo non fosse in grado di ripeterci ciò che ha ispirato!) ma so che se mi metto a scrivere dovrò posticipare il lavoro; inizio a scrivere … e scrivendo mi vengono altre ispirazioni spirituali e decido di scriverle…tanto ormai ci sono! E il lavoro si va a far benedire!  Mancanza di fede, attaccamento alla fama, superbia ecc., ecc., ecc.. Se il cuore è in pace allora le ispirazioni vengono da Dio. Se veniamo colti da un’ispirazione mentre stiamo lavorando ma ci sentiamo in pace allora rimaniamo tranquilli: se Lui vuole che noi scriviamo subito tutto ci spingerà a scrivere, se invece non è urgente (e la maggior parte delle volte non lo è) chiediamogli la bontà di aspettare la fine del nostro lavoro per poter scrivere…oppure diciamogli che abbiamo bisogno di pregare su ciò che ha detto e chiediamogli se sia giusto scrivere o no.  Dio è ordine e si compiace dell’ordine.

domenica 4 novembre 2012

Un pensiero sulla libertà


Sto leggendo con parsimonia e attenzione un libricino di Jaques Philippe sulla libertà interiore (ve lo consiglio)…davvero ogni parola risuona in me come qualcosa di prezioso che vorrei condividere con il mondo intero…mi sento come una bambina che ha appena scoperto qualcosa di bello e lo vuole dire a tutti. Innocenza, gioia e imprudenza (o goffagine) si impadroniscono di me ma poi ritorno al centro…dico la mia lezione alla Mamma, parlo con il mio Angelo custode, mi confronto con i Santi e chiedo aiuto allo Spirito Santo…d’altronde è così bello condividere con gli abitanti del Cielo la mia gioia di figlia salvata, le miei piccole riflessioni… a dir la verità dopo aver parlato con Dio nell’orazione mi sento un po’ bimbetta…gli racconto i miei pensieri che a me sembrano gran cosa (“oggi ho capito questo….” oppure: “lo Spirito Santo mi ha suggerito questa cosa…”), in realtà è come se avessi scoperto l’acqua calda, ma il Signore è contento così: è contento di queste confidenze più che se ne parlassi con il mondo intero!  D’altro canto la libertà non è forse anche questo: scegliere di parlare prima con Dio che con gli uomini?

Dopo un momento di orazione si placa l’entusiasmo e l’irruenza dei grandi fiumi (che sono i miei pensieri) e posso sospirare un po’ nella pace.

Pensando alla libertà credo che essa sia un’aspirazione naturale dell’uomo perché siamo stati creati liberi, la creazione stessa è un atto libero di Dio. La chiamo aspirazione perché il peccato originale ha reso l’uomo schiavo e, anche se il battesimo “ci ha dato una gran mano”, chi di noi può dirsi libero da se stesso (dai giudizi, pensieri ecc.), dalla società, dalla cultura, dagli avvenimenti della vita ecc.? Si, l’uomo aspira alla libertà ma spesso pensa che la libertà sia da ricercarsi all’esterno e quindi si unisce ad un’ideale, ad una persona (salvatore, guru, guaritore…) o ad un’oggetto dai poteri misteriosi! Se l’uomo invece riflette su di sé, si lega al pensiero che la libertà sia, in fin de conti, ciò che lo rende felice, ciò che è a lui gradito. Se la libertà dipende da ciò che ci piace allora muoveremo guerre contro chiunque tenti di toglierci questo piacere. Guardate il problema è sottile: siamo capaci di ingaggiare una guerra contro Dio quando Egli permette che situazioni sgradevoli entrino a far parte della nostra vita! La libertà sta nel dire sempre “si” a Dio…siamo liberi di scegliere di poter dire “si” a Dio…ma ci sentiamo abbastanza liberi da dire “si” a Dio? Nella gioia siamo tutti capaci di dire “si” ma nella sofferenza, nelle ingiustizie, quanto realmente ci sentiamo liberi di dire “si” a Dio? Quanto ci sentiamo liberi di accettare serenamente la sofferenza (qualunque essa sia) che comunque Dio ha permesso affinché porti frutto? Crediamo che la sofferenza porti frutto? Se la risposta è affermativa: crediamo che sia indispensabile vederne i frutti? Meritiamo e pretendiamo di vedere i frutti della nostra sofferenza? La libertà sta nell’accettare con fiducia la sofferenza, coscienti che Dio ha un disegno da realizzare che va oltre il nostro campo visivo, la nostra comprensione umana. Qui è lo stacco: Lui è Dio, noi siamo Sue creature…i frutti lasciamoli a Lui. Infatti se pensiamo ai frutti viviamo nell’ansia e l’ansia crea un terreno cattivo su cui il maligno pianta altra zizzania. Penso infatti che se per un poco di sofferenza ( o tanta! ) offerta con gratitudine a Dio si riesce ad avere qualche frutto è per la Sua grazia. Questo è un altro piccolo segreto: offrire le sofferenze con gratitudine! Come si fa a offrire il dolore con gratitudine? Dipende dalla fiducia che abbiamo in Dio. Attenzione: non sto dicendo che la sofferenza scompare se la offriamo con gratitudine! La sofferenza resta ma ciò che svanisce è il senso di schiavitù, di oppressione che la accompagna… in un certo senso ci sentiamo  “liberi di soffrire in pace” con il cuore sereno. Qualcuno potrà dirci che soffriamo per un’inezia o al contrario che la situazione che viviamo è talmente pesante che schiaccerebbe chiunque ma alla fine questi sono commenti che si perdono nel vento! Possono farci bene o male, farci sentire importanti, amati o disprezzati…sono commenti che non ci faranno mai trovare un equilibrio. Solo Dio dà senso alla sofferenza, solo Dio ha scelto liberamente, per ora, di non giudicare l’uomo, solo Dio sa quanto soffriamo!  Si dice che mentre si soffre, s’ impara molto ed è così solo se rendiamo partecipe Dio del nostro stato. Chiediamogli di aprire i nostri occhi, di mostrarci la Sua tenerezza, la Sua paternità! Non aspetta altro! Impareremo più da come Lui ci accoglie nella sofferenza che da 1000 libri di teologia! Chiediamogli di essere attenti ad ogni Suo gesto per noi e finirà che ci innamoreremo perdutamente di Lui: non potrebbe avvenire diversamente! Solo Lui sa accogliere senza giudicare, solo Lui ci sa amare veramente ed è questo, più che di ogni altra cosa, ciò di cui ha bisogno l’uomo! Più scopriamo un Suo atto d’amore per noi, più cresce in noi la fiducia, la speranza e l’amore. Questo non vuol dire che Dio ci dirà che siamo perfetti perché soffriamo, anzi! Se noi viviamo con Dio, Lui ci farà vedere i nostri errori, ma soprattutto ci aiuterà ad amarci veramente per quello che siamo: ci insegnerà ad avere pietà e ad avere sentimenti di tenerezza nei nostri confronti. Per amarci abbiamo bisogno di vederci come ci vede Dio. È l’Amore che trasforma non il volontarismo! Lasciamo che la Grazia muova la nostra volontà nella giusta direzione. Solo amando e nell’amore accetteremo di non sapere nulla e francamente neanche ci interesserà sapere qualcosa che non sia volontà di Dio.

Tutto abbiamo in Dio…tutto è grazia.