martedì 26 luglio 2011

la preghiera

La preghiera è un dialogo intimo costituito per lo più da silenzi che hanno un significato profondo e trasformante nella vita del credente...questa "trasformazione" è l'unico modo che abbiamo per sapere se abbiamo dialogato con Dio. Se non c'è un cambiamento anche piccolo nella vita spirituale, possiamo presumere di aver recitato un monologo o un dialogo con un Dio illusorio o un dialogo con un dio creato da noi. 
Il dialogo con Dio ci trasforma: questa è una dimostrazione pratica della Sua esistenza e della Sua presenza nella storia di ognuno di noi.

mercoledì 20 luglio 2011

Gratitudine


Mi sono accorta di non vivere a pieno la gratitudine (è un passo in avanti!), mi sono chiesta se, nonostante le situazioni delicate che ho affrontato con Cristo, mi sia mai sentita grata della Sua presenza, di tutto ciò che mi dona ogni giorno ecc. Certo qualcuno potrebbe dire che esistono le preghiere del mattino in cui si offre a Cristo tutta la giornata e si ringrazia per aver aperto gli occhi al nuovo giorno ... e le preghiere della sera in cui si ringrazia Dio per ciò che abbiamo ricevuto … ma quanto siamo convinti di quello che pronunciamo con le labbra? “questo popolo mi onora con le labbra …”. Perché non siamo capaci di ringraziare Dio con il cuore? Analizziamo come ci comportiamo con le persone. Uno dei problemi di fondo è che secondo me diamo troppe cose come fossero scontate:  vi sarà capitato di cercare una penna per scrivere una cosa importante ma in quel momento non si trova perché è nascosta in una borsa che farebbe invidia a Mary Poppins! Ecco che in quel momento arriva qualcuno che ti offre una penna, la prendiamo iniziamo a scrivere … alcune volte pronunciamo un grazie automatico senza pensare che quella persona per arrivare a prestare la sua penna, sarà stata attenta nell’osservare cosa stavamo cercando, si sarà messa nei nostri panni, avrà pensato: “io ce l’ho: ora gliela presto!”(ad essere cattivelli, alcuni potrebbero aggiungere “speriamo che non me la freghi!”), avrà cercato la sua penna nel taschino o nella borsa per portarcela: insomma avrà dedicato un po’ di tempo solo a noi! Sembra una cosa banale, anzi spesso avviene tutto automaticamente eppure qui troviamo il riconoscimento di un piccolo bisogno e lo sforzo da parte di un “tu” di risolvere il problema. In una società come la nostra possiamo dare per scontate queste piccole azioni? NO! Certo non intendo dire che dobbiamo inchinarci di fronte ad una persona che ci presta la penna, ma che sarebbe bello sentirsi grati anche per queste piccole cose! Se non dessimo tutto per scontato forse faremo esperienza della gratitudine. Ovviamente è più facile essere grati ad una persona che ci dà da mangiare quando siamo affamati, ma dobbiamo aspettare di vivere una condizione del genere per essere grati, cioè essere felici? Si, perché la gratitudine ci riempie, ci fa sentire felici. Perché? Quante volte ci sentiamo come fantasmi in un chiassoso deserto pieno di asfalto, claxon, luci,palazzi, voci, musi lunghi, pensieri sospesi ecc … in cui l’uomo diventa una cosa tra le cose … non si guarda più l’altro come possibile fonte di scambio di opinioni, ma come un problema in più da risolvere e quindi da allontanare! Quante volte ci sarà capitato di cambiare strategicamente strada per non incontrare un conoscente che sta vivendo una situazione difficile pensando: “ho troppi problemi io, non mi posso caricare del modo intero! Troverà qualcun altro!” Detta così sembra veramente una brutta cosa ma anche le persone migliori probabilmente avranno fatto un pensierino di questo genere! Arriviamo persino a non chiedere aiuto alle persone perché abbiamo paura che insieme all’aiuto arrivi anche qualche peso in più da portare per loro! E poi vale sempre il detto” chi fa da sé fa per tre” e quindi ci priviamo appositamente di dover ringraziare qualcuno! Bè allora cosa dovremo fare? Dovremo uscire dalla logica che a volte ci sembra giusta del “faccio tutto io” e dare occasioni all’altro di poter vivere una carità gratuita. Se Gesù ha detto che non mancherà una ricompensa a chi darà da bere anche solo un bicchiere d’acqua a qualcuno, sono sicura che darà una ricompensa anche a chi ci presta una penna! Dio non dà nulla per scontato e contempla ogni nostro piccolo atto di carità per riposarsi in esso. Com’è felice Gesù di vedere che gli uomini si aiutano, si amano nelle piccole cose di ogni giorno! Ogni volta che chiediamo aiuto ad una persona o doniamo il nostro tempo a qualcuno alla fine ci sentiamo felici un po’ come la parabola dei due figli: quello che va a lavorare nel campo pur non volendo farlo tornerà a casa contento (anche se non è scritto)perché ha fatto la cosa giusta, perché vive nella verità, nel bene.  È bello inoltre sentirsi grati perché non ci si sente soli, ci si sente parte di un qualcosa, la gratitudine crea legami importanti tra le persone. La società moderna tende a disperdere e a rompere i legami… e Gesù disse: “quando colpiranno il pastore le pecore si disperderanno ma poi riunitevi, mi troverete in Galilea!” Quando non c’è l’amore c’è dispersione, allora anche un piccolo grazie detto con il cuore e accompagnato da un bel sorriso, può favorire un’unione.

Ambiguità

Se c’è qualcosa che non sopporto è l’ambiguità nei rapporti tra le persone e tra noi e Dio! Anche le persone migliori possono cadere nel vortice dell’ambiguità! L’ambiguità non è sempre facile da scoprire soprattutto quando si vive un rapporto di amicizia o di fiducia con le persone … veramente è un serpente viscido che agisce nell’oscurità e se non viene scoperto può creare parecchi danni! Probabilmente vi sarà capitato dopo una discussione con un amico di sentire un malessere a cui non siete riusciti a dare un nome … cosa fate? Di solito si cerca di non pensarci più, di lasciar correre ma poi cosa accade? Succede che ogni volta che pensate a quella persona sentite nuovamente quel disagio che si può esprimere in atteggiamenti di frustrazione, stanchezza e addirittura, in certi casi, persino rabbia. La cosa strana è che alle volte non ce ne rendiamo neanche conto: sentiamo quel disagio ma non lo colleghiamo subito alla persona, e proprio per questo andiamo in tilt magari rispondendo male ad un'altra persona che non c'entra niente! Da che cosa dipende questo disagio? Dall’ultima discussione avuta? Certo può essere questo ma spesso dipende da qualcosa che serpeggia in germe da tanto tempo, da una mancanza di chiarezza  che abbiamo lasciato agire indisturbata fino a quando ci ha messi nel sacco! Se dovessi fare un resoconto di tutte le volte che ho vissuto situazioni simili penso che riempirei un libro sull’argomento! Mi piace però condividere con chi legge questo diario alcuni episodi che forse possono essere d’aiuto per uscire fuori dall’impasse che si crea in questi casi. Ad esempio può capitare di avere incomprensioni con il proprio direttore spirituale, queste a volte sono suscitate dal maligno che cerca di farci screditare il superiore per allontanarci e spingerci nel “deserto", nell’illusione di poter fare un cammino spirituale da soli; altre volte queste incomprensioni servono sia a noi che al superiore per crescere nella santità: a questo proposito mi viene in mente la famosa discussione di S. Paolo con S. Pietro …  povero Pietro: che figuraccia! Altre volte queste comprensioni sono dettate da proprie mancanze. Ad esempio quando non riveliamo tutto al superiore oppure quando ci ostiniamo ad avere ragione chiudendoci nella superbia. A volte ancora può capitare che il superiore non sia tanto illuminato perché sta affrontando una situazione difficile, in fin de conti è un essere umano anche lui! Può capitare  però  qualcosa di diverso: un comportamento, una parola di troppo possono di sovente far sorgere nel superiore e anche in noi un giudizio, un’osservazione sull’altro. Quando ritroviamo quella persona in noi scatta un meccanismo che ci ripropone lo stesso pensiero del tipo: “stai attento a ciò che dici!”oppure “questa persona ha reagito così quindi posso presumere che lo farà nuovamente”… insomma pensieri che sembrano dettati dalla prudenza ma che invece nascondono un ambiguità di fondo che porta alla sfiducia nell’altro. Questi giudizi/opinioni dipendono in larga misura dalla forse troppa stima nei nostri confronti!
 Perché accade tutto questo? Perché non siamo chiari: se notiamo un comportamento che non capiamo o sentiamo una parola strana dovremo staccarci dalla situazione (nel senso che non dovremo far uscire le nostre passioni)  e chiedere subito o appena possibile una spiegazione. Se lasciamo passare troppo tempo rimaniamo fregati perché quell’avvertimento, quel pensiero “prudente” o meglio “imprudente” si trasformerà in un pensiero ossessivo che gironzolerà libero ogni volta che vedremo quella persona. Peggio ancora se non ne siamo consapevoli e ci abituiamo ad abitare con questo disagio. Più passa il tempo e più quel pensiero si cementerà nella nostra mente rendendo difficile una via d’uscita dalla situazione.
La carità (preventiva) deve precedere i rapporti interpersonali e portare ad un sano distacco. Dobbiamo attaccarci alla carità e non alle persone o meglio unirci alle persone nella carità. Il bene che proviamo per le persone deve essere dettato dalla carità e non dalle passioni del momento. Le passioni sono come le maree che vanno e vengono, la carità resta sempre, è una forza che cresce in noi se noi ci lasciamo plasmare da essa. L’amicizia non può avere una finalità "personalista" ma sempre la carità. Non deve assecondare le mie maree!  Non posso pretendere che gli altri mi comprendano in tutto, non posso pretendere che entrino nella mia testa né io posso entrare nella loro. In definitiva l’amore è una grazia che comporta anche uno sforzo ma non si tratta solo di un atto di volontà. Dobbiamo tenerci lontani da tutto ciò che può risvegliare le passioni e i nostri sensi solo così la nostra casa sarà pacificata (S Giovanni della Croce insegna!) 

Il deserto dell'obbedienza

Nel mondo non esiste un deserto più grande della nostra anima in cerca di Dio! Qual è la causa di questo deserto? Il peccato. Quale la sua risposta (la via di uscita)? Arrendersi all’Amore di Dio.
Non sopporto il deserto perché non sopporto il chiasso della mia mente, il frastuono dei desideri, il rumore delle passioni, il languore dei sogni irrealizzabili … allora forse è per questo che amo vivere in città perché il chiasso dei claxon, degli spazzini di notte, della gente, delle musiche psichedeliche mi allontanano da me stessa, da quel silenzio assordante che devasta la mia anima! Ci credo che quel poveretto nel Vangelo sia dovuto salire su un albero molto alto (un sicomoro) per poter vedere una via d’uscita! Alla fine il chiasso della città con la sua illusione di portarti via non funziona più … due sono le possibilità (sono un po’ estremista) : o ti dai alla droga e all’alcol e ai vizi o ritorni in te stesso affrontando il deserto.
Ma perché il deserto ci fa tanta paura? Perché non c’è acqua, non c’è cibo, fa caldo di giorno e poi, la sera fa molto freddo; non c’è corrente elettrica, non c’è il telefono, non c’è internet! Insomma non c’è niente. In realtà c’è solo una persona: te stesso. Credo ci sia anche un’altra paura più grande: quella di morire senza essere ritrovati da nessuno … nessuno ci cercherebbe in un deserto perché avrebbe paura di morire anche lui!  Se fosse così si diventerebbe pazzi in poco tempo.  Per un po’ la nostra vita da convertiti è un entrare e uscire dal deserto perché abbiamo bisogno del gusto ma mano a mano sentiamo un bisogno più grande: quello di trovare la verità. Se ci facciamo caso quando ci capita qualcosa in cui non troviamo la verità improvvisamente crolliamo … detta così non è facile capire ciò di cui sto parlando allora farò un esempio. Mettiamo caso che il superiore dica ad un monaco di fare una cosa che non ha senso, che lo fa soffrire e che gli impone di lasciare un incarico importante non tanto per lui ma per le anime che incontra. Dov’è la verità in tutto questo? Sicuramente mi rispondereste che la verità è nell’obbedienza al superiore a meno che il superiore non mi imponga di andare contro il Vangelo! Ma, miei cari, l’obbedienza spicciola, in questo caso, diventa un puro atto ascetico che prima o poi ci farà crollare! Abbiamo bisogno della verità! Non serve sentirsi dire che a Cristo non gli serve nulla di ciò che abbiamo fatto con fatica!  Inoltre  acquieta appena il pensiero evangelico del servo inutile! Se una persona pensasse di essere inutile allora non farebbe niente non credete? Direbbe tra sé : “chi me lo fa fare tanto non serve a niente, tanto sono un servo inutile!”. Certo qui bisogna specificare meglio questa saggia parola evangelica che ci invita soprattutto a non essere attaccati alle posizioni sociali, ai lavori importanti ecc. L’uomo infatti ha una capacità unitiva che lo spinge appunto ad unirsi alle cose, alle persone ad un ideale, a Dio. L’uomo spirituale cerca quest’ultima unione ma deve fare i conti con se stesso, con il proprio deserto interiore! Usando un termine improprio potremo dire che siamo disgregati in noi stessi a causa del peccato e che quindi non siamo capaci di vivere in equilibrio: anche un filo di aria fredda ci può turbare! Se ci uniamo alle cose del mondo  diventeremo schiavi di esse, se ci uniamo ad una persona diventeremo schiavi della persona, se ci uniamo a Dio diventiamo suoi amici (Vangelo non vi ho chiamato schiavi ma amici), anzi, in virtù del battesimo diventiamo Suoi figli! La differenza è abissale …  Paradossalmente unirsi a Dio sembra la misura più umana per poter  trovare un equilibrio in noi stessi.
L’obbedienza non può trasformarsi in un esclusivo atto ascetico perché si poggerebbe solo sull’intelletto e sulla volontà! “Il superiore è buono, vuole il bene per me quindi mi dice di fare solo cose buone che piacciono a Cristo insomma: lo seguo!”  quanto può durare? Mi viene in mente un fraticello che dopo aver abbandonato tutto per seguire S. Francesco cominciò a perdere colpi: da più giorni Francesco si era accorto che quel suo fratello stava male e aspettava di poter parlare con lui. Un giorno il fraticello andò da Francesco e tutto triste in volto gli disse che aveva faticato tantissimo, che si adoperava ogni giorno per gli altri, che cercava di lavorare ogni giorno con sempre maggior solerzia ma che si sentiva triste, non capiva il senso del suo agire … in pratica era crollato! Francesco gli sorrise e gli fece capire che ogni nostra azione non deve essere guidata da regole umane ma da una regola fondamentale e cioè l’Amore. Non importa ciò che si fa ma importa l’Amore con cui compi l’azione … l’azione infatti si perde nel tempo ma l’Amore riamane in eterno e se l’uomo è capace anche di dimenticare l’amore, Dio non lo dimentica mai!
Insomma praticamente il dialogo con le persone divine diventa la fonte principale da cui trarre il senso, la verità in tutto ciò che facciamo ogni giorno e questo dialogo avviene principalmente nel deserto! Il senso non te lo può dare il mondo e neanche il superiore anche se santissimo ai nostri occhi! Il senso te lo può dare solo Dio. E quando Dio non si fa sentire? Insomma mi trovo a fare una cosa che non capisco perché me l’ha chiesta il superiore e quindi devo obbedire … chiedo consiglio a Cristo ma non mi risponde … cosa devo fare? Se non trovo la verità in ciò che faccio come posso sostenere il peso di questa obbedienza? Senza una verità ultima condivisa, l’obbedienza diventa un macigno insostenibile! Cosa faccio? Per prima cosa scrollati di dosso il macigno, non lo devi portare tu ma Cristo! Vai da Gesù e digli semplicemente: “mi hanno dato questo ma per me è troppo pesante: aiutami Tu!”. Seconda cosa: non cercare di trovare una risposta intellettualmente: ti sfiancheresti! Ok, allora cosa faccio? Segui il superiore, bussa alla porta fin quando Cristo ti aprirà e riposati nel pensiero che la Verità, prima o poi, uscirà fuori. Non siamo noi a stabilire i tempi in cui Dio può farci capire la verità, né dobbiamo desiderare di trovarla velocemente e dirò qualcosa in più: non dovremo desiderare neanche di vederla! Abbiamo fede nella Verità? Allora la Verità entrerà nella nostra piccola storia anche se noi saremo già morti da anni! L’importante non è avere la soddisfazione di avere ragione ma di vedere che la Verità venga alla luce nel cuore degli uomini anche se questa Verità sia contraria al nostro minuscolo pensiero! Cristo ha vinto il mondo, ha vinto il nostro superiore e ha vinto noi! Cristo è Re, è un vincente e vince anche ogni giorno attraverso il nostro “SI” al superiore. Facciamo esperienza di Dio e ricreiamoci nella certezza del suo Amore per noi: questo Amore è l’unica verità degna di essere seguita, amata, adorata e contemplata. L’Amore ci libererà da tutti i legami che conducono  alla schiavitù e ci libererà da noi stessi! Questa non è più una speranza ma una certezza! Sull’Amore si fonda la fede, sull’Amore si fonda la speranza, la carità, la povertà , la castità e l’obbedienza! Se distogliamo il nostro sguardo, il nostro intelletto, la nostra volontà  dall’Amore, allora tutto quello che faremo rimarrà un atto sterile, un sacrificio vano, inutile, un’ascesi direi stoica e senza senso.
In definitiva quel deserto, di cui inizialmente avevamo paura, è l’unico luogo in cui è possibile un dialogo autentico e intimo con Dio. Una volta tolto il peso dell’obbedienza, il peso dei nostri pensieri, dei nostri perché, della nostra ribellione, dei sensi di colpa, della vergogna per aver pensato male del superiore … insomma, una volta tolto tutto, cosa rimane? Il silenzio, resti solo con Dio solo, un Dio che fino a quel momento cercavo ma che non vedevo perché ero troppo impegnato a guardare i miei pensieri! Eccolo lì, c’è sempre stato eppure io non lo vedevo … “venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi ed Io vi ristorerò il mio gioco infatti è dolce e il mio carico leggero” . Dopo aver fatto questa esperienza cosa mi importa del mondo, di ciò che devo fare o di chi più ne ha più ne metta? Rimani assorbito in Dio tanto che ti dimentichi di te stesso, dei tuoi sogni, dei tuoi desideri, di tutto! A questo punto chi ti può fermare? Nessuno! Farai tutto con Amore e per Amore di Lui e se qualche pensiero ti dovesse affiorare lo farai tacere dicendo che la Verità è il fine ultimo della vita, che la Verità metterà il punto su ogni cosa, che la Verità ha già vinto e che tu non ti devi occupare di dimostrarlo perché la Verità si dimostra da sola, ha la sua forza in se stessa. Pace, pace,  pace solo così saremo uomini di pace, solo così saremo miti ed erediteremo la terra, solo così saremo capaci di vivere le beatitudini. La nostra casa sarà pacificata e rimarrà tale in eterno.
L’unica verità  che rende umano il nostro vivere sulla terra è essere soli con Dio solo.