Promemoria: di solito siamo
tentati maggiormente quando “cerchiamo” di unirci di più a Dio durante
l’orazione… ergo per prima cosa non bisogna spaventarsi se mentre preghiamo con
il Rosario, la liturgia delle ore (per chi la fa), assistiamo ad una
celebrazione Eucaristica, leggiamo il Vangelo ecc…, ci si presentano pensieri
che non c’entrano niente con ciò che stiamo facendo! I pensieri, poi, possono
avere origini diverse (possono venire da noi, dal maligno, dagli altri...) e avere contenuti
diversissimi. “Non abbiate paura! Aprite, anzi spalancate le porte a Cristo!”,
questo fu l’invito di Giovanni Paolo II, un invito attualissimo per vincere le
tentazioni.
1-
Non avere paura.
2-
Non cercare di lottare contro la tentazione.
Perché veniamo tentati? Perché siamo fragili: siamo peccatori! Cosa fare? Qui
molte persone possono pensare che basti un atto di volontà per contrastare una
tentazione ma non è così. Può capitare che uno sforzo ascetico, un atto di
volontà serva ad arginare la tentazione ma se ciò accade, state attenti!
Ripeto: state attenti!! Se pensate che
il vostro contributo nel cammino spirituale si esplichi in sforzi ascetici o
meglio in atti di volontà nel contrastare le passioni e le tentazioni, state pur
certi che cadrete! Cadrete perché il Signore ci vuole salvare tutti e la caduta
è un atto d’amore di Dio che ci viene incontro per aiutarci. Alcune volte il maligno ci “lascia vincere”
soprattutto se vede che rispondiamo alla tentazione basandoci esclusivamente
sulle nostre capacità, sulle nostre forze…insomma vuole farci sentire
importanti. Alcuni di voi potrebbero
pensare: “ma io quando ho una tentazione mi rivolgo a Dio!” si, certo, e cosa
gli dite? “Signore salvami!”.
3-
Sempre rivolgersi a Dio. Si, ma come rivolgersi in maniera efficace? L’invocazione “Signore salvami!” va bene e
alcune volte può funzionare se abbiamo il cuore umile e contrito… ma forse c’è
un altro modo: quello di confessare a Dio umilmente la nostra fragilità ...e dire:
“Signore salvami! Vengo tentata in questo aspetto perché lì ho una fragilità,
uno spiraglio su cui fa leva facilmente il maligno…è doloroso per me ammettere
la mia miseria di fronte a Te che sei Santo, Perfetto e Puro ma con chi ne
potrei parlare?. Tu solo mi conosci fino in fondo, Tu solo non ti vergogni di
me nonostante le mie infermità, Tu solo mi ami fino in fondo…”. A questo punto
vedrete la vostra fragilità, vi commuoverete, chiederete perdono a Dio…tutto si
trasformerà in orazione e riacquisterete la pace interiore. Cosa è
successo? Chi affronta in questo modo la
tentazione [ecco lo sforzo ascetico!], ha scelto di arrendersi a Dio, ha scelto
di fidarsi di Lui e non delle proprie forze, ha scelto di amare…
Sia ben
chiaro: se avessimo la possibilità di avere vicino un padre spirituale sarebbe
perfetto ma dato che il padre spirituale non è sempre disponibile, è utile
chiedergli come dobbiamo affrontare le tentazioni, parlare con lui di ciò che
avviene nella nostra anima ecc. Ciò che scrivo sono solo consigli che escono
fuori dall’esperienza quotidiana, se li prendete per buoni, parlatene comunque
con il padre spirituale.
Alcuni pensano
anche di ignorare le tentazioni ma questo a mio parere è sempre un
volontarismo, un volersi fidare delle proprie forze…lasciamo perdere, non è la
strada giusta. L’unica via è Cristo, l’unica meta: l’unione con Lui…il resto
non ci deve interessare.
4-
Ringraziare Dio e supplicarlo. La tentazione se
ne è andata e anzi ci sentiamo più uniti a Dio…tutto è pace…La tentazione che
sveglia le passioni è stata trasformata in una ninna nanna per le stesse…la
casa, come direbbe S. Giovanni della Croce,
è pacificata. È facile sentirsi pieni di gratitudine e di amore verso Dio:
diciamogli ciò che proviamo con confidenza, senza pensare alle nostre
infermità, al nostro sentirci indegni del Suo Amore, diciamogli: “Signore
grazie, ti amo tanto…” e guardiamolo con occhi innamorati: Egli ci ha amati, ci
ha protetti, ci ha salvati… “Signore Tu sei il mio Dio! Mia roccia, mia
difesa!”. Questo non significa che amiamo Dio solo perché ci ha difeso ma
perché ci ha accolto con amore, perché sentiamo che ogni Suo gesto è un atto d’amore
per ciascuno di noi (il nostro non è ancora un "grande amore" ma siamo in cammino, no?). L’Amore di Dio che sentiamo rivolgersi su di noi, fa
crescere il nostro amore per Lui. Alla fine il processo che porta all’unione
con Dio è questo inseguirsi nell’amore: Dio viene verso di noi e noi andiamo
verso di Lui…ci rincorriamo per trovarci, per unirci come lo Sposo e la sposa
nel Cantico dei Cantici (in questo campo un esperto è Bernardo di Chiaravalle:
un santo che amo tanto!). Certo il processo
non è così facile e automatico: Dio viene verso di noi ma noi, purtroppo, non
andiamo sempre da Lui…e quindi è Dio che molto spesso ci ricorre, aspetta,
tace, agisce …
Credo sia
fondamentale avere chiaro questo concetto: Dio viene verso di noi sempre perché ci ama ed
è fedele alla Sua promessa. Dio è fedele e sulla Sua fedeltà gettiamo le reti,
troviamo la pace.
Supplichiamo
infine il Signore affinché ci renda perseveranti nell’orazione o almeno
chiediamogli di far crescere in noi il desiderio di essere perseveranti.
L’orazione attira molte grazie e ci aiuta a scegliere la via giusta nella
tentazione.
5-
Il maligno ci riprova! Purtroppo non si stanca
mai. Ma neanche Dio! Potremo sentire frasi del genere (sia come pensiero
suscitato da lui, sia da un’altra persona che viene ispirata a tale scopo- può
essere chiunque, anche una persona spirituale): “come sei bravo/a! Che idea
geniale! Hai vinto la tentazione!” oppure: “vuoi fare il santo? Ti credi
perfetto/a? Si, si, continua a parlare con Dio così penserai di essere santo/a!
Lo sento: sei soddisfatto/a perché hai vinto la tentazione!”. Come uscirne
fuori? Forse rispondendo che Dio ci ha liberato? Forse facendoci venire i sensi
di colpa (i sensi di colpa vengono dal maligno…ci inculcano quella falsa umiltà
che è insopportabile) perché siamo felici di aver passato la tentazione…in fin
de conti, c’è una certa soddisfazione nell’aver scelto la cosa giusta….diciamocela
tutta: siamo tentati nel sentirci bravi. Cosa fare? Cominciamo a lodare Dio:
“Benedetto il Signore Dio di Israele che ha salvato e redento il suo popolo,
benedetto Colui che viene nel nome del Signore…come sono belli i piedi di Colui
che annunzia la buona novella”…tutto svanirà perché invece di guardare noi
stessi, se siamo umili o no ecc., abbiamo scelto [sforzo ascetico] di volgere
lo sguardo a Dio. Chiediamoci sempre con chi voglio avere a che fare: voglio
rimanere a dialogare con un senso di colpa, con il dubbio di essere o non
essere umile? Tagliamo la testa al toro: non siamo umili, siamo malati (Gesù è
venuto per i malati), siamo peccatori e BASTA!!! Insomma parliamo con Dio che è
meglio, anzi rimaniamo nel Suo Amore e troveremo la pace. Tanto anche se
abbiamo vissuto la virtù dell’umiltà è per grazia e per la gloria di Dio.
Lo sforzo
ascetico non può assumere i toni di un volontarismo ma deve essere anticipato
dalla grazia e sfociare nell’unione mistica. In questi momenti di unione
possiamo sperimentare grazie sensibili
(lezioni spirituali, esperienze mistiche) ma anche il silenzio di Dio.
Tutto è grazia…l’unica cosa importante è la pace del cuore. Posso ricevere
molte lezioni spirituali, credendo di vivere un’esperienza mistica, avendo il
cuore agitato…questi sono inganni del maligno! Ad esempio: devo fare un lavoro
ma improvvisamente mi viene in mente un bel pensiero spirituale, sono presa
dalla smania di scriverlo perché potrei dimenticarlo (come se lo Spirito Santo
non fosse in grado di ripeterci ciò che ha ispirato!) ma so che se mi metto a
scrivere dovrò posticipare il lavoro; inizio a scrivere … e scrivendo mi
vengono altre ispirazioni spirituali e decido di scriverle…tanto ormai ci sono!
E il lavoro si va a far benedire! Mancanza
di fede, attaccamento alla fama, superbia ecc., ecc., ecc.. Se il cuore è in
pace allora le ispirazioni vengono da Dio. Se veniamo colti da un’ispirazione
mentre stiamo lavorando ma ci sentiamo in pace allora rimaniamo tranquilli: se
Lui vuole che noi scriviamo subito tutto ci spingerà a scrivere, se invece non
è urgente (e la maggior parte delle volte non lo è) chiediamogli la bontà di
aspettare la fine del nostro lavoro per poter scrivere…oppure diciamogli che
abbiamo bisogno di pregare su ciò che ha detto e chiediamogli se sia giusto
scrivere o no. Dio è ordine e si
compiace dell’ordine.
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