giovedì 8 novembre 2012

Un'idea su come vincere le tentazioni


Promemoria: di solito siamo tentati maggiormente quando “cerchiamo” di unirci di più a Dio durante l’orazione… ergo per prima cosa non bisogna spaventarsi se mentre preghiamo con il Rosario, la liturgia delle ore (per chi la fa), assistiamo ad una celebrazione Eucaristica, leggiamo il Vangelo ecc…, ci si presentano pensieri che non c’entrano niente con ciò che stiamo facendo! I pensieri, poi, possono avere origini diverse (possono venire da noi, dal maligno, dagli altri...) e avere contenuti diversissimi. “Non abbiate paura! Aprite, anzi spalancate le porte a Cristo!”, questo fu l’invito di Giovanni Paolo II, un invito attualissimo per vincere le tentazioni.

1-      Non avere paura.

2-      Non cercare di lottare contro la tentazione. Perché veniamo tentati? Perché siamo fragili: siamo peccatori! Cosa fare? Qui molte persone possono pensare che basti un atto di volontà per contrastare una tentazione ma non è così. Può capitare che uno sforzo ascetico, un atto di volontà serva ad arginare la tentazione ma se ciò accade, state attenti! Ripeto: state attenti!!  Se pensate che il vostro contributo nel cammino spirituale si esplichi in sforzi ascetici o meglio in atti di volontà nel contrastare le passioni e le tentazioni, state pur certi che cadrete! Cadrete perché il Signore ci vuole salvare tutti e la caduta è un atto d’amore di Dio che ci viene incontro per aiutarci.  Alcune volte il maligno ci “lascia vincere” soprattutto se vede che rispondiamo alla tentazione basandoci esclusivamente sulle nostre capacità, sulle nostre forze…insomma vuole farci sentire importanti.  Alcuni di voi potrebbero pensare: “ma io quando ho una tentazione mi rivolgo a Dio!” si, certo, e cosa gli dite?  “Signore salvami!”.

3-      Sempre rivolgersi a Dio.  Si, ma come rivolgersi in maniera efficace?  L’invocazione “Signore salvami!” va bene e alcune volte può funzionare se abbiamo il cuore umile e contrito… ma forse c’è un altro modo: quello di confessare a Dio umilmente la nostra fragilità ...e dire: “Signore salvami! Vengo tentata in questo aspetto perché lì ho una fragilità, uno spiraglio su cui fa leva facilmente il maligno…è doloroso per me ammettere la mia miseria di fronte a Te che sei Santo, Perfetto e Puro ma con chi ne potrei parlare?. Tu solo mi conosci fino in fondo, Tu solo non ti vergogni di me nonostante le mie infermità, Tu solo mi ami fino in fondo…”. A questo punto vedrete la vostra fragilità, vi commuoverete, chiederete perdono a Dio…tutto si trasformerà in orazione e riacquisterete la pace interiore. Cosa è successo?  Chi affronta in questo modo la tentazione [ecco lo sforzo ascetico!], ha scelto di arrendersi a Dio, ha scelto di fidarsi di Lui e non delle proprie forze, ha scelto di amare…

Sia ben chiaro: se avessimo la possibilità di avere vicino un padre spirituale sarebbe perfetto ma dato che il padre spirituale non è sempre disponibile, è utile chiedergli come dobbiamo affrontare le tentazioni, parlare con lui di ciò che avviene nella nostra anima ecc. Ciò che scrivo sono solo consigli che escono fuori dall’esperienza quotidiana, se li prendete per buoni, parlatene comunque con il padre spirituale.

Alcuni pensano anche di ignorare le tentazioni ma questo a mio parere è sempre un volontarismo, un volersi fidare delle proprie forze…lasciamo perdere, non è la strada giusta. L’unica via è Cristo, l’unica meta: l’unione con Lui…il resto non ci deve interessare.

4-      Ringraziare Dio e supplicarlo. La tentazione se ne è andata e anzi ci sentiamo più uniti a Dio…tutto è pace…La tentazione che sveglia le passioni è stata trasformata in una ninna nanna per le stesse…la casa, come direbbe S. Giovanni della Croce,  è pacificata. È facile sentirsi pieni di gratitudine e di amore verso Dio: diciamogli ciò che proviamo con confidenza, senza pensare alle nostre infermità, al nostro sentirci indegni del Suo Amore, diciamogli: “Signore grazie, ti amo tanto…” e guardiamolo con occhi innamorati: Egli ci ha amati, ci ha protetti, ci ha salvati… “Signore Tu sei il mio Dio! Mia roccia, mia difesa!”. Questo non significa che amiamo Dio solo perché ci ha difeso ma perché ci ha accolto con amore, perché sentiamo che ogni Suo gesto è un atto d’amore per ciascuno di noi (il nostro non è ancora un "grande amore" ma siamo in cammino, no?). L’Amore di Dio che sentiamo rivolgersi su di noi, fa crescere il nostro amore per Lui. Alla fine il processo che porta all’unione con Dio è questo inseguirsi nell’amore: Dio viene verso di noi e noi andiamo verso di Lui…ci rincorriamo per trovarci, per unirci come lo Sposo e la sposa nel Cantico dei Cantici (in questo campo un esperto è Bernardo di Chiaravalle: un santo che amo tanto!).  Certo il processo non è così facile e automatico: Dio viene verso di noi ma noi, purtroppo, non andiamo sempre da Lui…e quindi è Dio che molto spesso ci ricorre, aspetta, tace, agisce …

Credo sia fondamentale avere chiaro questo concetto: Dio viene verso di noi sempre perché ci ama ed è fedele alla Sua promessa. Dio è fedele e sulla Sua fedeltà gettiamo le reti, troviamo la pace.

Supplichiamo infine il Signore affinché ci renda perseveranti nell’orazione o almeno chiediamogli di far crescere in noi il desiderio di essere perseveranti. L’orazione attira molte grazie e ci aiuta a scegliere la via giusta nella tentazione.

5-      Il maligno ci riprova! Purtroppo non si stanca mai. Ma neanche Dio! Potremo sentire frasi del genere (sia come pensiero suscitato da lui, sia da un’altra persona che viene ispirata a tale scopo- può essere chiunque, anche una persona spirituale): “come sei bravo/a! Che idea geniale! Hai vinto la tentazione!” oppure: “vuoi fare il santo? Ti credi perfetto/a? Si, si, continua a parlare con Dio così penserai di essere santo/a! Lo sento: sei soddisfatto/a perché hai vinto la tentazione!”. Come uscirne fuori? Forse rispondendo che Dio ci ha liberato? Forse facendoci venire i sensi di colpa (i sensi di colpa vengono dal maligno…ci inculcano quella falsa umiltà che è insopportabile) perché siamo felici di aver passato la tentazione…in fin de conti, c’è una certa soddisfazione nell’aver scelto la cosa giusta….diciamocela tutta: siamo tentati nel sentirci bravi. Cosa fare? Cominciamo a lodare Dio: “Benedetto il Signore Dio di Israele che ha salvato e redento il suo popolo, benedetto Colui che viene nel nome del Signore…come sono belli i piedi di Colui che annunzia la buona novella”…tutto svanirà perché invece di guardare noi stessi, se siamo umili o no ecc., abbiamo scelto [sforzo ascetico] di volgere lo sguardo a Dio. Chiediamoci sempre con chi voglio avere a che fare: voglio rimanere a dialogare con un senso di colpa, con il dubbio di essere o non essere umile? Tagliamo la testa al toro: non siamo umili, siamo malati (Gesù è venuto per i malati), siamo peccatori e BASTA!!! Insomma parliamo con Dio che è meglio, anzi rimaniamo nel Suo Amore e troveremo la pace. Tanto anche se abbiamo vissuto la virtù dell’umiltà è per grazia e per la gloria di Dio.

Lo sforzo ascetico non può assumere i toni di un volontarismo ma deve essere anticipato dalla grazia e sfociare nell’unione mistica. In questi momenti di unione possiamo sperimentare grazie sensibili  (lezioni spirituali, esperienze mistiche) ma anche il silenzio di Dio. Tutto è grazia…l’unica cosa importante è la pace del cuore. Posso ricevere molte lezioni spirituali, credendo di vivere un’esperienza mistica, avendo il cuore agitato…questi sono inganni del maligno! Ad esempio: devo fare un lavoro ma improvvisamente mi viene in mente un bel pensiero spirituale, sono presa dalla smania di scriverlo perché potrei dimenticarlo (come se lo Spirito Santo non fosse in grado di ripeterci ciò che ha ispirato!) ma so che se mi metto a scrivere dovrò posticipare il lavoro; inizio a scrivere … e scrivendo mi vengono altre ispirazioni spirituali e decido di scriverle…tanto ormai ci sono! E il lavoro si va a far benedire!  Mancanza di fede, attaccamento alla fama, superbia ecc., ecc., ecc.. Se il cuore è in pace allora le ispirazioni vengono da Dio. Se veniamo colti da un’ispirazione mentre stiamo lavorando ma ci sentiamo in pace allora rimaniamo tranquilli: se Lui vuole che noi scriviamo subito tutto ci spingerà a scrivere, se invece non è urgente (e la maggior parte delle volte non lo è) chiediamogli la bontà di aspettare la fine del nostro lavoro per poter scrivere…oppure diciamogli che abbiamo bisogno di pregare su ciò che ha detto e chiediamogli se sia giusto scrivere o no.  Dio è ordine e si compiace dell’ordine.

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