mercoledì 2 gennaio 2013

Provocazione e consigli per gli acquisti!

 
Sono giorni che mi gironzola nella testa la provocazione lasciata sulla bacheca di una Parrocchia e finalmente mi accingo a scrivere qualcosa in merito. Francamente non mi interessa soffermarmi sui toni, né sui contenuti della lettera anche perché in giro se ne sentono di tutti i colori… mi soffermerei volentieri invece sulla modalità, sulla scelta di scrivere una provocazione.

Di solito si scrive di ciò che si vive o che si conosce ma ciò che si vive è sempre impregnato di emozioni, sentimenti, passioni, credenze ecc… Scrivere è un’arte ma scrivere su ciò che riguarda la fede e la morale è un dono! Vedete: la cosa più importante da tenere a mente mentre si scrive, è il fine, cosa voglio suscitare nell’altro…insomma dove voglio andare a parare! Durante un’omelia un sacerdote, ricordando un altro sacerdote, ha detto che quest’ultimo, preparava l’omelia consigliandosi con Dio: si alzava alle 4:00 per pregare… parlava con Dio. I fini di un romanzo, di un articolo di giornale ecc… possono essere svariati ma quando si scrive o si parla di Dio, l’unico fine è Dio stesso! Ora sono io che lancio una provocazione: a che servono omelie, libri, trattati, lectio divine e quant’altro, se non suscitano nella gente il desiderio di conoscere Dio, di aprire il Vangelo, di scoprire cosa significa essere cristiani? Vi confesso che mi piacciono tanto quei sacerdoti che parlano della loro esperienza di Dio, di come Lui agisce nella loro vita quotidiana… mi piacciono perché sento in loro una paternità e una maternità che si preoccupano di esercitare per il bene delle anime… si vede che hanno puntato tutto su Cristo e che il loro fine è guidare il gregge verso il Padre. Il linguaggio del cristiano raccolto in Dio dovrebbe assumere il tono nostalgico di colui che si trova esule in terra straniera. Per avere questa nostalgia bisogna avere una, anche minima, esperienza del Cielo! Gustare il Cielo significa essere consapevoli che in Dio abbiamo tutto, che la vita su questa terra è un soffio… e finalmente cominceremo a sentire il peso della nostra carne e dei peccati! La provocazione è un’arma tagliente che va usata con scaltrezza per raggiungere il fine dello scuotimento, della conversione, del cambiamento interiore…

Nel caso odierno mi chiedo se non sarebbe stato più efficace fare un elogio al buon gusto e alla castità... di certo sarebbe stato un discorso contro corrente che non avrebbe avuto titoli di giornale…e sicuramente sarebbe stato etichettato come discorso di “altri tempi”…del resto i parroci lo sanno: “chi la vuole cotta e chi la vuole cruda…è impossibile accontentare tutti!”. Questo è solo il mio parere e vale poco…però quando parlate o scrivete, pensate di avere Cristo come interlocutore (lo facessi pure io!), pensate che anche gli Angeli vi ascoltano e che il Padre vi guarda con amore.

Qualcuno potrebbe obiettare:“anche Gesù però ha fatto una sferza di cordicelle!”…vi prego, vi prego! Non giustifichiamo la rabbia che sentiamo salire in noi, non nascondiamola dietro“lo zelo” per il tempio del Signore! Quando si dice che Gesù non peccò significa che non fece neanche un peccato veniale, che dominava perfettamente, benché ne sentisse i morsi, le passioni! Possiamo dire di noi stessi altrettanto? Possiamo dire di essere liberi dalle passioni? Quando sentiamo che qualcosa bolle in noi, che siamo troppo attaccati a un discorso, che siamo troppo concentrati su una situazione, che ci sentiamo pungolare nell’intimo: facciamo silenzio e preghiamo! Sapete perché? Uno, perché mancheremmo di carità; due, perché sarebbe la superbia a parlare; tre, perché nessuno ci capirebbe…risultato? Avremmo l’impressione di essere più vuoti di prima! La felicità, la pienezza si trova solo in Dio e facendo le cose di Dio…la nostra natura è tosta e ha bisogno di tempo, di umiltà e di pazienza per permettere a Dio di lavorarla al meglio. Guardate non voglio demonizzare nessuno perché tutti noi siamo sulla stessa barca e molto spesso facciamo come gli Apostoli: ci spaventiamo per le onde del mare, ci arrabbiamo, ci perdiamo nel marasma delle ideologie (che da secoli si ripetono con nomi diversi ma che hanno un’unica origine)… e non ci rendiamo conto del Dono… abbiamo Gesù che dorme placidamente accanto a noi! Pensate all’innocenza… Che cosa vi viene in mente? Forse una mamma che allatta un bambino o gli occhietti sorridenti di un bambino povero ecc… pensate che l’innocenza di Cristo supera la nostra comprensione dell’innocenza…pensate a quant’è bello Gesù! Pensate che dov’è il Figlio, lì è la Madre e che Maria è la perfezione del creato! Che sarà mai la Madre dell’Innocente! Quale semplicità, quale umiltà, quale bellezza! Non è bello parlare di queste cose? Non si riempie lo spirito di beatitudine? Gridano più l’umiltà, l’amore e il silenzio di tanti discorsi… fanno breccia nei cuori di chi sa accogliere il seme della verità e servono a plasmare l’anima secondo il disegno divino…

Arriviamo ai consigli per gli acquisti! Acquistiamo con lo sforzo della volontà e della mente la saggezza, attraverso l’orazione continua! Prendiamo in mano il Rosario e preghiamo! Prima di ogni azione chiediamo consiglio a Dio ma se nonostante questo, la natura ferita continua a urlare, allora ritiriamoci in silenzio, chiediamo a Cristo di placare la tempesta ed esercitiamo la pazienza: i tempi di Dio non sono quelli degli uomini… ci vuole tempo per guarire. Penso che farebbe molto effetto se una domenica, un sacerdote andando al pulpito dicesse: “scusate… non sono in grado di dire cose sensate perché sono un uomo anche io e non sto bene…perciò vi leggerò l’omelia di un Santo dottore della Chiesa…penso che ci edificherà tutti”…forse è una provocazione anche questa…ma quanta umanità! Quanta verità! Quel sacerdote non sarebbe più un personaggio anonimo sul pulpito o un sacerdote amatissimo e seguitissimo…no, diventerebbe un compagno di viaggio…uno come noi…uno di noi…

Questa è la verità che concepì San Francesco nel suo cuore: se vuoi essere amato come un padre ti devi fare fratello e figlio dei fratelli…diventare piccolo…ecco la sua tanto amata sorella povertà…

Scegliamo sempre di perdere noi stessi per conquistare la meta.

Nessun commento:

Posta un commento