lunedì 4 aprile 2011

Affettività (quarta parte)

Più scrivo su questo argomento e più mi vengono in mente un'infinità di cose! Parliamo ancora dell'uomo! Come ho scritto nella prima parte, il battezzato si porta dietro questa ferita che deriva dal Peccato Originale e non solo quella! Quando ci avviciniamo ad una persona di solito non ci rendiamo conto che ci troviamo di fronte ad un'anima ferita, lo facciamo solo quando la vediamo piangere...eppure ognuno di noi ha delle lacrime invisibili che solo Dio contempla! Si, Dio contempla, ama le nostre lacrime e desidera che noi le condividiamo con Lui...
Sicuramente vi sarà capitato di essere stati feriti da una parola-non parlo di parole offensive-ma di quelle parole dette con superficialità che però toccano il cuore, toccano quelle ferite che ci fanno tanto male...per questo S. Giacomo scrive:"ma la lingua nessuno la può domare: è un male ribelle, è piena di veleno mortale. Con essa benediciamo il Signore e Padre e con essa
malediciamo gli uomini fatti a somiglianza di Dio."(Lettera di Gc cap 3, 8-9). La lingua è una lama che trafigge il cuore. Anche il comportamento, uno sguardo può ferire l'anima: "Gesù, fissando lo sguardo su di lui, disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; ti chiamerai Cefa che vuol dire Pietro."(Gv 1,42). Gesù posa gli occhi su Pietro, su Matteo, su ognuno di noi e quando incrociamo il Suo sguardo veniamo feriti dal Suo amore (S. Giovanni della Croce parla molto di questa salutare ferita d'amore). Lo sguardo di Gesù risveglia "l'ansia"d'amore verso il Cielo ma lo sguardo dell'uomo cosa fa? Gli occhi dell'uomo sono spesso maliziosi, disattenti, stanchi, a volte pieni di un amore tutto umano...sono occhi che non guardano l'altro che sta lì di fronte. Cosa guardano i nostri occhi? Spesso, quando guardiamo l'altro, è solo per scorgere un qualche gesto di approvazione nei nostri confronti...lo sguardo così è guidato dal desiderio di essere accettati e adulati. Alcune volte le persone, che desiderano vivere una vita spirituale, cercano con lo sguardo di mostrare l'amore che sentono nel cuore. Sembra una cosa molto bella ma anche qui bisogna chiedersi che tipo di amore offrono. Molte volte accade che invece di trasmettere l'amore di Cristo si trasmette l'idea che l'uomo si è fatto dell'amore!  Uno sguardo, una carezza, un gesto sono cose semplici che però possono entrare nel cuore e ferire o riaprire ferite antiche mai sanate. Posso dire che il dolore che si prova può essere devastante...
Ci sono delle persone che hanno bisogno di affetto, pensano che tutti gli esseri umani abbiano la necessità di sentire quel calore di cui loro hanno bisogno e quindi si lasciano andare ad espressioni verbali e manifestazioni fisiche un pò accentuate...pensate ad una ragazza che guarda negli occhi un ragazzo per un tempo un pò prolungato, pensate agli abbracci troppo espansivi, pensate ai sorrisi...tutte cose belle che la ragazza o il ragazzo fa con innocenza ma che possono aprire abissi senza fine. Tempo fa una persona mi scrisse: "l'abisso chiama l'Abisso", cioè l'abisso del dolore umano chiama, grida all'Abisso dell'amore di Dio. Nel Vangelo c'è un uomo che grida ed è Giovanni Battista: lui grida nel deserto dell'anima...anche noi facciamo questa esperienza: gridiamo insieme agli Apostoli: "Maestro, non t' importa che moriamo?"(Mc 4,38) o come Simon Pietro: "Signore, salvami!"...il grido dell'uomo si unisce all'ultimo grido dell'Uomo Dio sulla croce...
Cosa fare?
Credo che la cosa migliore sia avvicinarsi all'altro "in punta di piedi" sapendo che comunque abbiamo di fronte una persona che ha in sè molte ferite. Ci vuole tatto, rispetto e prudenza e soprattutto molta orazione: mi sono tanto commossa quando un sacerdote ha confessato di essere stato guarito adorando Gesù nell'Eucarestia... questo è l'atteggiamento più giusto: mostrare a Gesù le nostre ferite e chiedergli di sanarle per poter amare veramente il prossimo. Il medico può curarci solo se mostriamo le ferite! Apriamo il nostro cuore ferito a Cristo: Lui è il Medico che può veramente curare e riempire il vuoto che sentiamo in noi!
Sembra facile ma anche qui abbiamo paura di provare altro dolore: per chiudere una ferita bisogna cauterizzarla con il fuoco dell'amore! L'amore chiama l'Amore! Man mano che scopriamo le nostre ferite, Cristo comincia la Sua opera d'amore con calma e tanta tenerezza! Stiamo attenti a come opera Gesù! Vedere le nostre ferite, accettarle, amarle perchè Cristo, il Figlio di Dio, si china su di esse per baciarle, ci fa capire come dobbiamo comportarci con il prossimo. 

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